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Risultato (17 presenti):
8: tucci, gamma, matrone, sauro, renato, sodostè, aiazzar, marmo, federico.
0: rossi, beppe, sodomax, ambrogi, francè, pardue, filippo, fabrizio.
Classifica: v.sopra.
Omo Sky: Sauro: difende con serenità, partecipa alle ripartenze e – dote rara ed invidiabile – senza mai andare fuori dalle righe.
Omo Skyfo®: Pardue: anche lui è sereno ma fuori dalle righe ci tira sempre il pallone. Se non ce lo tira è perche l’ha passato a quegli altri o l’ha fatta fina. Serata no.
Note & hellzapopping: Il Pandorito è l’ora d’aria di montagna che ogni volta segue e precede tutte le fonti e gli accumuli di stress, tutti i casini che si travestono da insonnia, nervoso, ansia, istamine, dermatiti, colite; non è che li debella ma comunque li stempera, dà un momento di tregua, equilibra la stanchezza fisica a quella mentale, manda in circolo le endorfine, insomma fatto bene fa bene.
Il Pandorito poi ha le sue ritualità: l’usuale ritardo nell’inizio, le scelte battagliate, le prese di culo per i gesti che di calcistico hanno solo il pallone, la pizza dopo la doccia, le aspettative dalla gita all’estero per visitare in endoscopia monumenti di ciccia, la relazione sentimentale col proprio papero etc.
Da diverso tempo i due principali contendenti (Federico permettendo) al titolo lasciato vacante dall’infortunio del Pepo, hanno però alzato un po’ troppo i toni alimentando un derby continuo, una sorta di Peppone e Don Camillo che inizia con le scelte e a volte dura fino al “dove si va a cena?”.
A mio parere lì per lì questo duello stona un po’ – probabilmente il Tucci ha bisogno di fà un po’ di ferie e il Rossi che il Tucci faccia un po’ di ferie – ma poi a bocce ferme risulta invece divertente, fonte di ironia.
Ieri sera il Nou camp d’aviazione s’è trasformatosi in Troia, Marmo era Elena e i due contendenti in Paride e Menelao: “Marmo è con me”, “No, Marmo è con me perché siamo inferiori” “No, te l’altra volta hai fatto così!” “No, ho fatto cosà” “Allora piglielo te!” “No, allora non lo voglio” E Marmo allibito che si levava e si rimetteva la casacca come quando le donne si provano cento vestiti che tirano all’aria mezzo negozio.
Poi Peppone-Tucci ha preso l’irrevocabile decisione di andarsene ha raccattato i su’ ciottorini “allora vado via” e quand’era all’altezza del dischetto del rigore, dopo alcuni inviti a desistere, ha revocato l’irrevocabilità della decisione e s’è rimesso la casacca.
Allora Marmo s’è levata la sua andando nella squadra di Don Camillo-Rossi che allora, a sua volta, ha preso l’irrevocabile decisione di andarsene, ha raccattato i su’ ciottorini e, quand’era all’altezza del dischetto del rigore, dopo alcuni inviti a desistere, ha revocato anch’egli l’irrevocabilità della decisione.
Forse è la zona del dischetto del rigore che induce alla ragione.
In sostanza però la singolar tenzone tra i due e la tacita volontà del resto dei contendenti di evitare ulteriori attriti, ha sortito due formazioni, che seppure in 9 contro 8, erano evidentemente squilibrate a pro della squadra del Tucci.
Bisogna ammettere che per un po’ il risultato è stato in bilico. La compagine del Rossi, andata subito sotto per 1-0, trascinata dal Sodomax e dal dinamismo di Filippo, ha lottato strenuamente contro un avversario che – opinione personale ma condivisa da altri – ha però potuto anche giocare con minore intensità.
Il bubbone è esploso quando inevitabilmente i Tucci-boys hanno dilagato.
Si potrà anche disquisire sul fatto che la squadra abbia mollato ma se una partita finisce 8-0 (per Aiazzar ovviamente 9-0) sono i fatti che parlano. Seppur eclatante nella forma, la protesta del Sodomax (umiliato come me, Francè e il Rossi con un 15-0 negli ultimi due match) era sacrosanta. Giocare due volte al peoro in una settimana facendo sempre il peoro non è roba di endorfine.
Ma anche la reazione di Sodomax – che il giorno prima su Sky aveva avuto un frame di notorietà dopo il gol di Zanetti – ha avuto un che di cinematografico.
Se il conflitto Tucci-Rossi è sembrato quello partorito dalla fantasia di Guareschi, la rabbia del Garrincha del Pandorito è parsa tale e quale quella transilvanica di Frankenstein junior quando il mostro rabbonito va in casa del cieco (Gene Hackman) che prima gli tira la minestra a bollore nelle palle, poi gli spacca il boccale in mano e infine invece del sigaro gli dà fuoco al pollicione facendolo andare in escandescenza.
Per un attimo m’era venuto di dirgli come nel film se voleva un goccio di Sambuca ma era troppo preso dal diverbio col separè dello spogliatoio e allora ho desistito.
Dopo la doccia l’effetto benefico del Pandorito è parso evidente. Quelli che avevano vinto poi erano super-rilassati. Aiazzar per esempio – per lui parziale di 15-0 in quattro giorni – era così tranquillo che aveva abbandonato le sue sembianze umane e s’era messo a giochicchià col billo come ho visto fà ai macachi nei documentari del National Geographic.
A cena abbiamo fatto fuori un boiler di taglierini coi fagioli. Era una minestra così densa che se ci tiravi sopra il pane non andava a fondo. Ovviamente ne è conseguito che col tubo che ci percorre dalla bocca al culo ci si poteva fà l’esperimento umano dell’acceleratore di gravità, tipo il CERN.
In effetti a letto, al termine della serata, il Pandorito aveva ancora una volta compiuta la sua funzione: per un paio d’ore avevo dimenticato casini personali, 120 euro per riparà l’orologio, 150 per cambiare la batteria alla macchina e la telefonata di Fabietto che diceva che la lavatrice è da buttà via.
C’era la stanchezza fisica, c’erano le endorfine ma, sarà stato per via dei taglierini coi fagioli, sotto le coperte di aria di montagna non c’era traccia.
Prossimo turno: lunedì 24 ottobre.
Il Giudice Unico Autoproclamato
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