”…non è autorete, quel gol è mio”.
Tono, attribuendosi con orgoglio una delle reti più brutte e involontarie dell’umanità. Viareggio, ieri sera.
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Risultato (17 presenti):
QUELLI CHE IL CALCETTO… : 5 - sauro, xmalf, fede (4), pepo (1), c1p8, fabri, beck, canta, aiazzar (età media 52,3 anni).
QUELLI CHE IL CALCETTO PROPRIO NO: 2 - beppe, sodomax, matry (1), limusè (1), rossi, dino, tucci, mano (età media 48,9 anni)..
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Classifica: Xmalf, che quest’anno vuole vince il Pandorito, balza in testa: è il 4° leader diverso in 6 partite.
Comunicazioni: da oggi in poi, se me lo riordo, i nomi sottolineati corrispondono a quelli che hanno fatto le scelte. Dire che sono i “capitani” avrebbe potuto creare incidenti diplomatici perché al Pandorito in ogni squadra tutti sono capitani, qualcuno lo è anche due volte. Altri sono Tenenti colonnello.
Condimeteo: Temperatura prima di comincià 8,5°C, dopo 11,5°C. Umidità: non pioveva. Cielo: buio.
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Omo Sky: Fede. La sua squadra va sotto di due reti e lui s’inventa un nuovo ruolo: dopo il centravanti boa, quello che fa l’elastico sul filo del fuorigioco, quello che fa reparto da solo… lui battezza il centravanti parcheggiatore abusivo. Si insedia sulla mattonella dietro al “libero” e davanti al portiere, quasi a tappargli la visuale (ma vista la moncaggine dei numeri uno questo accorgimento non è che servisse granchè) e segna indisturbato 4 reti da 10 centimetri dalla riga di porta.
Omo Skyfo®: Mano. E’ l’emblema della sua compagine d’appartenenza (“quelli che il calcetto proprio no”). Il nostro uomo, che vanta il primato di non aver mai calciato di collo pieno in vita sua, che riuscì nell’impresa di tirare in porta e colpire nel muso un compagno che gli era dietro (Juliano, che dolorante gli disse “che ppiede di mmerda che c’hai!”), dopo 884 partite è cresciuto prendendo consapevolezza, per esempio, che le righe del campo hanno un significato.
Il suo modo anarchico d’intendere il calcio lo portava a fregarsene del fallo laterale e, talvolta, anche della linea di fondo campo. Verso la 700.ma presenza al Pandorito ha preso coscienza questa regola che gli limitava la libertà e da quel momento cerca di far restare il pallone entro ‘sto cazzo di striscia disegnata in terra. Ma non ci riesce.
Ora, visti i suoi trascorsi cestistici, il prossimo passo nel suo processo di apprendimento è che nel calcio non serve il playmaker laterale di sfondamento, perché lui è così che agisce. Prende la palla sulla destra e va, e va, e va. Se un avversario gli si pone davanti, se non riesce a dribblarlo nel modo tradizionale, lui viene colto da sindrome dissociativa e cerca invano di attraversarlo dicendosi “non è Sauro, è l’ologramma di Sauro” e va, e va, e va. Ma non va una sega perché Sauro, o il difensore di turno, è invece un cotrozzolo invalicabile, non un’immaginaria proiezione e il nostro eroe ci s’infrange contro.
Il nostro omoskyfo® di giornata, quando ha la palla al piede, non gioca a calcetto: fa rafting.
Probabilmente da piccolo gli schioccarono una canoa sotto il culo, lo buttarono in una rapida e via. Questo episodio gli piacque, l’ebbrezza della discesa gli si scolpì nella mente e lui inconsciamente tenta di rivivere quell’emozione. Deve quindi lavorare su questa stortura, demolirla ed acquisire il concetto che fermarsi e appoggiare la palla indietro si può, che nel calcetto è consentito. Addirittura anche nel rafting si può (tornare indietro) ma, dato che c’è da risalire la corrente, è molto più facile farlo nel calcio a 5.
Comunque il ragazzo è intellettualmente fresco e può senz’altro progredire e far suo anche il principio “sì, posso fare il retropassaggio” per arrivare alla propriocezione di “sì, devo fare il retropassaggio”. Nel film “Million dollar baby” il maestro (C.Eastwood) insegna alla pugilatrice (H.Swonk) che a volte per colpire meglio bisogna fare un passo indietro. E’ una frase che il nostro fantasista dovrebbe far sua, gli accelererebbe il processo di maturazione. La mia paura è che se va a vedere il film, quando Hillary Swonk dice quella frase lì, lui le guarda le puppore sudate e il culo e n’importa una sega di quello la pugilatrice che dice.
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Note & hellzapoppin’: Quelli che il calcetto proprio no, quasi a loro insaputa, si sono portati sul 2-0. Il primo gol è venuto su un neanchetirocross di Matry che il portiere Fabri ha affrontato con la stessa lucidità con cui Schettino, impastato da topa vino e paura, replicava al comandante della capitaneria di Livorno. Una rete che pochi hanno visto perché girati per posizionarsi o distratti per opporsi all’ormai dato per scontato rinvio del portiere (Fabri, che invece era “svenuto” insieme al pallone dentro la porta).
Incassato il 2-0 al termine di una bella azione Beppe-Dino-Limusè (pressoché l’unica bella giocata della compagine mongola), eravamo al 10° minuto, Fede e compagni – abbastanza superiori – hanno preso il pallino del gioco fino alle 9 approfittando di una difesa scelleratamente schierata a macchia di leopardo, che fra una macchia e l’altra c’erano due minuti di pullman, e hanno agevolmente avuto la meglio.
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Prossimo turno: lunedì 23 gennaio 2012, ore 20.
Il Giudice Unico Autoproclamato che non sente seghe. Se le fa.
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