“…ma secondo te siamo strani noi 12 o te?”
Il tredicesimo era Pietrino che, ovviamente, ha continuato a dire che siamo strani noi perché non si corre… etc etc.
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Risultato (13 presenti):
FLEGETONTE: 4 - fede, giuliak 1, pepo, aiazzar 1, papoclo 1, matry, beppe* 1.
ACHERONTE: 4 - rossi, narciso 2, parquat 1, alvaro, manuel, sauno, beppe* 1.
(*) Beppe, zoppissimo, ha cambiato squadra
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Classifica: pareggio, tutto immutato.
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Condimeteo: >30°C.
7° intertrofeo 2015 da intitolarsi alla memoria del lipoma purulento di Sodomax: prima del mese.
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Omo Sky: MANUEL: E’ tornato su suoi livelli. Aggressivo (il giusto) in difesa, quando si spinge in avanti stavolta lo fa senza sparacchiare con tiracci fuori misura. Geniale l’assist a Beppe (che gioatore!) del 4° gol dei suoi.
Omo Skyfo®: MATRY: Era già qualche partita che non si esprimeva come sa. Stavolta si becca la fascia della vergogna perché subisce un gol su un tiro innocuo che gli passa fra una stringa e l’altra. In risposta ai brontolii dei suoi fa finta di niente e guarda basso come quando un bimbo ha rovesciato in terra la pastasciutta.
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www.baglinifinanza.it: Alvaro 400.ma presenza con tanto di tiramisù autoprodotto (veramente buono).
Note e Hellzapopping: Come tutte le volte il Pandorito è cominciato IN RITARDO fra le risate, le foto, le battute, poi è continuato con le litigate crescenti, le contestazioni, la lotta allo spasimo per fare o impedire un gol, la recriminazione sul risultato, sui meriti e demeriti ma è fisiologicamente finito coi discorsi a bischero e le risate dopo la doccia e durante la cena.
Alle 19:57 erano presenti in due. Addio! Si gioa-non si gioa-si gioa? Quello viene, quello no, quello sì, quello boh, sembrava di gioà a figurini: ce l’ho, mi manca, ce l’ho etc. Poi, magia del Pandorito, arriva chi non t’aspetti, poi un ritardatario, poi un altro. Verrà Sauno? Ce l’avrà le scarpette? E’ capace s’è ricordato di portà tutt’e due le scarpette ma s’è scordato di portà se stesso. Ma poi spunta gioioso con la scarpette (ben due), con sé stesso ma con la testa altrove. Ci giocherà tutta la partita con l’espressione sgarzolina interessato all’esito del match come uno qualunque di noi a sapere cosa succederà nella prossima puntata di Beautiful…
“Io e Pietrino promettiamo che stavolta non si bugna, si sta zitti!” Papoclo lancia il suo proclama e Pietrino – non ancora tracimato nella personalità di Narciso – annuisce convinto. Sono le 20:15 la partita deve ancora cominciare. Alle 20:19 Fede piglia un gol fra le gambe e Papoclo frantuma il proclama, Narciso lo aveva già fatto alle 20:18.
L’ACHERONTE si porta sul 3-0 grazie ad altrettante papere dei portieri. Oltre a quelle già citate di Tono e Fede, va registrata quella di Aiazzar che, nonostante avesse 4 minuti di vantaggio su Narciso, si fa prendere il tempo e la palla gli passa lemme lemme in mezzo alle gambe. Il geometra spallocrinito avrebbe onestamente un motivo valido per spiegare perché s’è mosso in modalità tartaruga, e prova anche a spiegarlo, ma ci vorrebbe il T9 per capirlo. Forse se lo scriveva qualche parola sarebbe stata traducibile ma, alla fin fine, è venuto fuori che il suo T9 è impostato sull’aramaico o, addirittura, qualcuno sostiene che lui stesso sia un T9.
La cosa strana è che il FLEGETONTE perdeva 0-3 nonostante l’uomo in più, il solito Beppe naturalmente, che però aveva dolore infernale ad anca e ginocchio destro. (PS si noti la chicca “Flegetonte-dolore infernale”…).
Poi sono Giuliak e Papo che salgono in cattedra, il vento cambia – non quello vero perché l’afa è opprimente – e i ragazzi di Fede riacciuffano il pari.
Ma il Pandorito è spettacolo tutto meno che calcistico.
Narciso, ormai impossessatosi del corpo di Pietrino, se la piglia con Parquat e quest’ultimo svalvola, raccatta i suoi ciottorini e abbandona il campo. Alcuni cercano di dissuaderlo, altri no. Ma lui è incazzato e abbaia alla luna – che ieri sera era bellissima – e prosegue verso il cancellino. Anche su pà s’arrende “che smetta pure”. L’ultimo tentativo è del GUA che gli si para davanti all’uscita col fare dei Bravi quando Don Abbondio deve passà dal ponticello: “Se vai via ti faccio omoskyfo e sei peoro”. Parquat ruota di 180° e ritorna calciatore.
C’è ancora tempo per un gol per parte e poi si fa festa. Quattro pari, meglio così.
Si fa la doccia ma asciugarsi è un dramma, non si smette di sudà. E da quel momento lì – anche perché dopo ci siamo dissetati con un autobotte di birra – mi si susseguono immagini senza senso.
La prima, nonostante il clima sahariano, è un asciugacapelli abbandonato sulla panca. “Ma chi è quel matto che ha portato il phon?” E’ di Pietrino (Narciso sparito da un quarto d’ora dopo l’affermazione dell’incipit) che bofonchia qualcosa e lo mette in borsa.
La seconda è che, da tanto che è caldo, quattro/cinque marugani escono e si fermano sulla porta chi con l’accappatoio, chi con l’asciugamano arrotolato in vita. E’ una scena grezza, faccio presente che lì fuori c’è una ragazza, che non è signorile, ma il caldo e la stanchezza favoriscono il “m’importa una sega” che, detto-o-non-detto, prevale e viene attuato.
Poi mi si materializza l’Aiazzar che mangia una banana (?) nello spogliatoio: “Ma mangi ora? Non vieni a cena?” “Ciò unariuniò, unpossovenì” e lì per lì non realizzo se è un orango tango bravo a parlà o un uomo che biascia le parole.
Anche a cena ci sono situazioni che non hanno un verso strano: Sauno e Tono accanto di posto, premurosissimi uno verso l’altro, il primo con la maglina celeste e quell’altro di rosa, sembravano dipinti da Peynet.
Poi a un tavolo alla nostra sinistra c’era a cena il Canta (nella sua pizzeria!), mi giro a guardà quelli del tavolo a destra e c’era la su’ moglie (del Canta, nella sua pizzeria!). Boh…
Poi sul finire delle libagioni spunta il Mano, un paio di barzellette, aneddoti, pandostronzate, le 400 di Alvaro, i 53 del Pepo, il tiramisù, il Brachetto, il Rosè, altre risate, il conto, via verso casa, leggeri.
In via Fabio Filzi mi giro, mi sento osservato.
C’è la luna piena placida sopra il maneggio, sembrava quasi strizzasse l’occhio.
Di sicuro rideva.
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Prossimo turno: lunedì 6 luglio 2015, ore 20.
Il GUA, Giudice Unico Autoproclamato, che non sente seghe. Se le fa.
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